La delegazione del comitato NO FANGHI, composta da nove volontari del presidio di Via Ferrer, è stata ricevuta dall'assessore Anna Rita Bramerini e da quattro dirigenti della Regione Toscana giovedì 4 ottobre 2007.
Nell'incontro, durato circa 3 ore , sono stati approfonditi i problemi finanziari, ambientali, giuridici e economici dell'accordo sui fanghi di Bagnoli ed è stato affrontato anche il tema della democrazia partecipata.
La delegazione ha posto subito la domanda che si sono fatti migliaia di cittadini piombinesi e del comprensorio : perché si vogliono spostare milioni di metri cubi di rifiuti industriali da un sito inquinato ad un altro, con dispendio di denaro pubblico ed utilizzando migliaia di navi per un tratto di
L'assessore ha detto di comprendere l'inquietudine dei cittadini e si è mostrata assai sensibile alla necessità di bonificare il nostro territorio. Non si è risparmiata nel definire "rifiuti" i materiali di Bagnoli, al contrario dei nostri amministratori comunali che continuano a definirli "materiali", "inerti". Ha giudicato talmente inadeguato e privo di garanzie l'accordo del 31 luglio (così tanto dibattuto nella nostra città città), da non poter essere firmato dal presidente della Regione né da altre amministrazioni pubbliche. Ha confermato la validità del principio di trattare ed utilizzare "in situ" i rifiuti industriali di ciascun territorio inquinato. Ha anche concordato sul fatto che non si possono seguire procedure di emergenza per opere infrastrutturali di grande portata (quali quelle del porto di Piombino), ma che occorre seguire le procedure e le leggi che la regione toscana e il parlamento si sono date in questi anni, compresi strumenti quali
L'impressione avuta da tutti i componenti della delegazione è che l'assessore ed i tecnici della regione si siano trovati a valutare un accordo progettato da Sviluppo Italia, propagandato dal dr. Mascazzini direttore generale del Ministero dell'ambiente e ideato dal ministro Pecoraro Scanio.
La delegazione del comitato NO FANGHI ha ribadito la sua convinzione che sia sbagliato il presupposto del" turismo dei rifiuti" alla base dell'accordo, l'insensatezza dell'operazione e la convinzione che questa pregiudichi la bonifica del nostro territorio e metta in pericolo la diversificazione economica raggiunta con tanta fatica in questi anni, a partire dall'agricoltura di qualità, dal turismo, dal sistema dei parchi, tutte attività che hanno determinato ricadute significative sull'occupazione e la qualità della vita.
Su questo, nemmeno
La delegazione ha quindi riproposto il referendum consultivo quale strumento efficace per respingere un accordo così complicato e pasticciato, e come occasione per impostare in modo completamente nuovo la bonifica necessaria del nostro territorio, con la partecipazione vera dei cittadini e in sintonia con il piano regionale dei rifiuti.
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